Una rosa tra le spine

Genesi 37:1-4 Giacobbe abitò nel paese dove suo padre aveva soggiornato, nel paese di Canaan. Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe, all’età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. I suoi fratelli vedevano che il loro padre l’amava più di tutti gli altri fratelli; perciò l’odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.

 

Vi siete mai chiesti perché le rose hanno le spine? Beh, perché qualcuno deve difendere tanta bellezza.

Giuseppe è cresciuto come una rosa tra le spine.

Ma con la differenza che queste spine che lo dovevano proteggere, gli hanno fatto piuttosto male.

I suoi fratelli erano delle vere “spine” che hanno circondano la sua crescita, erano “spine” che lo assediavano con l’odio e con l’invidia e che hanno cercato anche la sua morte.

Giuseppe era l’undicesimo figlio di Giacobbe e i suoi fratellastri erano gelosi di lui. 

Come è possibile che un giovane uomo, quale era Giuseppe, poteva sopportare i morsi dolorosi dei suoi fratelli e rimanere fedele ai suoi principi?

Nel susseguirsi degli episodi vediamo un Dio che si compiace nel mutare ciò che sembra impossibile in qualcosa di meraviglioso.

1Corinzi 1:27-28 ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savî; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono,

Giuseppe era così diverso dai suoi fratelli e, per loro, non ci volle molto per notare la differenza.

La purezza di Giuseppe era incompatibile con la mondanità dei suoi fratelli: non riusciva a mescolare il sacro con il profano.

Giuseppe è figura del credente che si separa dalla “massa”, il mondo con le sue concupiscenze.

Decidere di vivere una vita autenticamente cristiana porta ad essere guardati dagli stessi familiari in modo strano ed essere anche oggetto di invidia.

Giovanni 15:18-19 Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo

Che cosa rende diverso un credente secondo la figura di Giuseppe?

 

I. Mantenere la purezza in mezzo all’iniquità


1. Una pecora in mezzo ai lupi v. 2.

L’autore della Genesi inizia questa storia, dicendo: “Questa è la storia di Giacobbe …” e, la prima cosa che fa, è quella di citare Giuseppe come se, da quel momento in poi, la vita del patriarca sarebbe dipesa esclusivamente dal suo figlio più giovane, come del resto sarà in seguito.

Il testo evidenzia che, come pastore, Giuseppe condivideva il lavoro con i figli di Bila e Zilpa, donne di suo padre. I figli di queste donne erano: Dan, Neftali, Gad e Ascer (Genesi 35:25-26)

Questi quattro giovani avevano già maturato una reputazione tutt’altro che invidiabile ma tale condizione era vera per tutti i dieci fratelli, perché tutti erano un mucchio malvagio.

Tra le altre cose, erano si erano resi già colpevoli di omicidio (Genesi 34:25) e, più tardi li vediamo macchiarsi di incesto (35:22), odio (37: 4), invidia (37:11); vendere il proprio fratello (37:28); menzogna (37: 31-33) e immoralità (38: 12-18).

Così Giuseppe fa il pastore tra questi “lupi”. E’ molto facile mantenere la buona testimonianza e la purezza quando siamo nella casa del Signore, ma come ci comportiamo quando lavoriamo o ci troviamo in un ambiente ostile e peccaminoso?

La sfida più grande di un credente è quello di rimanere puro quando è circondato da tale mondanità.

Colossesi 4:5-6 Conducetevi con saviezza verso quelli di fuori, approfittando delle opportunità. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno.

1Pietro 3:15 anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto; avendo una buona coscienza;

Anche se Giuseppe ha lavorato al fianco dei suoi fratelli nei campi con il gregge in quei primi anni della sua vita, egli non ha partecipato al loro mal fare, ha rifiutato di andare dietro alle loro perversioni.

Questo è un atteggiamento da seguire sempre, è una buona “abitudine” sempre valida. Era valida ai tempi dei patriarchi, era valida al tempo dell’apostolo Polo

Romani 12:2 Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

ed è valida ancora oggi.

Giuseppe non ha rigettato il suo lavoro, è rimasto fedele.

Anche se viviamo in mezzo ai lupi, dobbiamo mantenere la nostra identità di pecora.

 

2.Denunciare la cattiva condotta v. 2b.

Non sappiamo a quale età Giuseppe ha iniziato ad essere giusto davanti a Dio e agli uomini. Tuttavia, il testo ci dice che a diciassette anni ed era l’”informatore” della cattiva condotta tenuta dal resto dei suoi fratelli.

Che cosa ha raccontato il giovane Giuseppe della vita dei suoi fratelli?

Quali sono state le azioni che hanno portato Giuseppe a informare il padre di un simile comportamento?

Naturalmente le notizie che Giuseppe portò al padre, hanno dovuto generare un sacco di odio e amarezza negli altri.

Isaia 58:1 «Grida a piena gola, non ti trattenere, alza la tua voce come una tromba; dichiara al mio popolo le sue trasgressioni, alla casa di Giacobbe i suoi peccati

1Timoteo 5:20 Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore.

Il rapportare la “cattiva condotta” è stata la legna che ha alimentato il fuoco dell’odio.

La purezza del cristiano rivela ben presto la presenza del peccato, la santità di vita non tollera le azioni del peccato.

Dobbiamo condannare ciò che è sbagliato.

Efesini 5:11 E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele;

 

3. Essere amati per il proprio carattere v. 3.

Il nostro testo dice che ” Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia ” e ciò era il pretesto che ha provocato odio e invidia.

Ma Giuseppe non era il “figlio della sua vecchiaia”, nel senso che non è stato l’ultimo figlio che ha avuto; Infatti l’ultimo figlio di Giacobbe era Beniamino.

Si tratta di una “incongruenza biblica”? No, di ce
rto.

“Figlio della vecchiaia” è una frase che può riferirsi per qualcosa che accompagna l’età del genitore: Giacobbe aveva 91 anni, quando è nato Giuseppe,

La frase “figlio della vecchiaia” significa in ebraico: un figlio saggio; uno che possiede saggezza, sapienza oltre i suoi anni.

E l’amore di Giuseppe per la giustizia avrà certamente contribuito a renderlo particolarmente caro a suo padre.

Pertanto, la conclusione è che Giacobbe amava Giuseppe più degli altri per la sua rettitudine, per il suo comportamento, per la purezza e santità che manifestava.

E non è questo ciò che, esattamente, Dio guarda nei suoi figli?

Isaia 33:15-16 Colui che cammina per le vie della giustizia, e parla rettamente; colui che sprezza i guadagni estorti, che scuote le mani per non accettar regali, che si tura gli orecchi per non udire parlar di sangue, e chiude gli occhi per non vedere il male. Quegli dimorerà in luoghi elevati, le ròcche fortificate saranno il suo rifugio; il suo pane gli sarà dato, la sua acqua gli sarà assicurata.

Il credente che vive nella purezza è oggetto del profondo amore di Dio.

 

II. CHIAMATI A PIU ALTI SCOPI


1. Il figlio più giovane elevato a rango più alto

Continuando a meditare il verso 3 vediamo che la visione di Giacobbe andava oltre la purezza del carattere di suo figlio.

Giacobbe ha ormai 108 anni e abbiamo visto che nessuno degli altri figli aveva un carattere tale da poter prendere in consegna il comando della famiglia.

Nel fare le sue riflessioni Giacobbe viene alla conclusione che Ruben, il figlio maggiore, non può assumere il comando perché ha commesso incesto con Bila, sua concubina (Genesi 35:22).

Quindi l’unica opzione rimasta valida è stata a favore di Giuseppe, il figlio maggiore di Rachele, la moglie naturale di Giacobbe.

Era quindi ovvio che Giuseppe sarebbe stata la persona che avrebbe assunto tale ruolo: gli uomini fedeli sono sempre promossi da Dio.

Salmi 37:23 I passi dell’uomo dabbene son diretti dall’Eterno ed egli gradisce le vie di lui.

 

2. Una tunica per un salvatore v. 3b.

Il lavoratore comune indossava una veste corta, di solito al ginocchio e senza maniche, più adatto per il lavoro duro.

La tunica a maniche lunghe o il mantello lungo fino alle caviglie, invece era riservato ai sorveglianti o ai padroni, a persone illustri e, soprattutto, dei re.

Queste tuniche erano spesso colorate, ma il più delle volte erano bianche con alcuni eleganti ricami e finiture negli orli.

Dando quest’abito a Giuseppe, Giacobbe ha voluto significare che egli avrebbe avuto la posizione privilegiata e di preminenza sui suoi fratelli nell’amministrazione della famiglia.

Per avere una tale tunica bisognava essere almeno il primogenito e Giuseppe, ovviamente, non lo era.

Quindi, perché l’ha ricevuto lui invece di Ruben, il primogenito, o uno degli altri figli più anziani di Giacobbe? La risposta si trova nella purezza di Giuseppe. Egli aveva carattere, non i suoi fratelli maggiori.

È stata la virtù di Giuseppe, che ha meritato la veste, e Giacobbe è stato saggio nella sua scelta come l’erede della guida della famiglia.

Giacobbe aveva forse previsto cosa sarebbe successo al figlio in futuro?

Questa tunica sarebbe stata indossata da un futuro re?

Se leggiamo i capitoli successivi vediamo che questa che potremmo chiamare “profezia”, si avvererà.

Giuseppe sarà cresciuto in Egitto alla corte di faraone e ne diventerà il secondo, il viceré.

Genesi 41:39-40 Così il faraone disse a Giuseppe: «Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c’è nessuno che sia intelligente e savio quanto te. Tu avrai autorità su tutta la mia casa e tutto il popolo ubbidirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te».

C’è un bel simbolismo in questa parte del versetto 3.

Atti 5:30-31 Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù che voi uccideste appendendolo al legno e lo ha innalzato con la sua destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati.

Inoltre, come Giuseppe, il Signore ci ha rivestiti della sua grazia per essere strumenti di salvezza.

1Pietro 2:9 Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa;

 

CONCLUSIONE:

Nel giardino della casa di Giacobbe non c’era nessun fiore, nessuno degli altri figli poteva dare una nota di colore, un soffio di profumo.

Quando, poi, nacque Giuseppe, una rosa, fu circondato da spine; spine che hanno attaccato la sua bellezza attraverso l’odio e l’invidia. Ma, come una rosa si distingue tra altri fiori, Giuseppe ha mantenuto la sua purezza e fragranza.

Anche se è stato martoriato dalle prove e dalla rabbia dei fratelli, Giuseppe è rimasto fermo nella fede e nei suoi principi.

La sua costanza e determinazione morale e spirituale lo ha portato ad una ulteriore promozione per la salvezza della propria famiglia.

La figura di Giuseppe è una di quelle figure tipo di Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore: entrambi sono stati provati, affinati e preparati attraverso la sofferenza per il loro ruolo di salvezza:

Atti 7:9-10 I patriarchi, portando invidia a Giuseppe, lo vendettero, perché fosse condotto in Egitto; ma Dio era con lui, e lo liberò da ogni sua tribolazione, e gli diede sapienza e grazia davanti al faraone, re d’Egitto, che lo costituì governatore dell’Egitto e di tutta la sua casa.

Ebrei 5:7-10 Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna, essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec.

Cari, amati nel Signore, grazia ci è stata fatta e allora cechiamo di essere imitatori di Giuseppe

1Pietro 4:12-16 Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano. Anzi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi giubilando. Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi! perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi. Nessun di voi patisca come omicida, o ladro, o malfattore, o come ingerentesi nei fatti altrui; ma se uno patisce come Cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Iddio portando questo nome.

Il Signore vi benedica