Le sofferenze di Gesù

Turbato e profondamente angosciato nel Giardino del Getsemani, Gesù fece questa richiesta ai Suoi discepoli: “«L’anima mia è grandemente rattristata, fino alla morte; rimanete qui e vegliate»” (Marco 14:33-34; Matteo 26:37-38).

Gesù allora si allontanò da loro a un tiro di sasso, cadde con la faccia a terra e pregò: “«Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà!».

Gesù era in tale agonia che il Suo sudore divenne come grosse gocce di sangue. Iniziò a pregare ancora più intensamente, pregando una seconda volta a Suo Padre, e poi una terza volta. Dopo ogni preghiera, tornava dai suoi discepoli, solo per trovarli addormentati, non intenti a guardare, come aveva chiesto (Matteo 26:36-45; Luca 22:39-44).

Mentre Gesù parlava ancora con i suoi discepoli nell’orto, una grande folla con spade e bastoni venne ad arrestarlo. A guidare la folla c’era uno dei dodici prescelti, Giuda Iscariota. Giuda si avvicinò a Gesù, lo salutò e poi lo baciò, avendo già dato alla folla un segno, dicendo: “«Quello che io bacerò, è lui; prendetelo»” (Matteo 26:47-50).

Dopo che Gesù fu arrestato, tutti i Suoi discepoli Lo abbandonarono e fuggirono (Matteo 26:56).

Legato dai soldati, Gesù fu condotto prima nella casa di Anna, suocero di Caifa, sommo sacerdote. Durante questa apparizione davanti ad Anna, un ufficiale schiaffeggiò Gesù con il palmo della mano (Giovanni 18:12-13, 22).

Ancora legato, Gesù fu poi inviato a Caifa, dove era presente tutto il consiglio. Si chiedeva falsa testimonianza contro Gesù. Gli sputarono in faccia e lo picchiarono. Lo bendarono, lo schiaffeggiarono e poi lo schernirono dicendo: “«O Cristo, indovina! Chi ti ha percosso?». Dissero ancora molte altre cose blasfeme contro di Lui (Giovanni 18:24; Matteo 26:57-68; Marco 14:65; Luca 22:65).

Nel frattempo, a Pietro, che aveva seguito Gesù per vedere cosa gli sarebbe successo, fu chiesto tre volte diverse se conosceva Gesù o se fosse stato con lui. Pietro negò di conoscere Gesù tutte e tre le volte. (Luca 22:54-61; Matteo 26:58).

Dopo la terza negazione, Gesù si voltò e guardò Pietro: “….. E Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Allora Pietro uscì fuori e pianse amaramente” (Luca 22:61-62)

Appena fu giorno, Gesù fu portato di nuovo davanti al consiglio. Quando Gesù affermò di essere il Figlio di Dio, dissero: “Di quale ulteriore testimonianza abbiamo bisogno?” Nella loro mente, questo bestemmiatore meritava di morire (Luca 22:66-71; Matteo 26:66).

Gesù fu quindi portato davanti a Pilato, governatore romano della Giudea. Gli ebrei, a cui era proibito mettere a morte qualcuno, speravano in una condanna a morte da parte di Pilato (Giovanni 18:28-31; Luca 23:1-5; Matteo 27:1-2).

Quando Pilato non trovò alcuna colpa in Gesù, lo mandò a comparire davanti a Erode. Durante questa apparizione, i sommi sacerdoti e gli scribi si alzarono e accusarono Gesù con veemenza. I soldati di Erode lo trattarono con disprezzo, lo vestirono di una splendida veste e lo schernirono (Luca 23:6-12).

Gesù fu quindi rimandato da Pilato per la seconda volta. Era consuetudine per i romani, durante la Pasqua, rilasciare un prigioniero, chiunque gli ebrei potessero desiderare. Pilato diede agli ebrei una scelta: Gesù o Barabba, un uomo che era stato accusato di ribellione e omicidio. Il popolo disse: «Liberaci Barabba». Quando poi Pilato chiese cosa si doveva fare di Gesù, la gente gridò: “Crocifiggilo” (Matteo 27:15-23; Luca 23:13-21).

Allora Pilato mandò via Gesù per essere flagellato (Giovanni 19:1). Il flagello era una frusta con un manico e diverse cinghie alle quali erano applicati frammenti di metallo e osso. Questo strumento di tortura massacrava la schiena della vittima, in questo caso la schiena di Gesù.

Dopo la flagellazione, i soldati di Pilato intrecciarono una corona di spine e la posero sul capo di Gesù. Lo spogliarono e gli fecero indossare una veste di porpora, gli misero una canna nella mano destra come scettro e poi lo schernirono dicendo: “«Salve, o re dei Giudei!»“. Questi stessi soldati sputarono su Gesù, gli presero la canna dalla mano e con essa lo colpirono sulla testa (Giovanni 19:2-3; Matteo 27:28-30).

Indossando ancora la corona di spine e la veste di porpora, Gesù fu portato di nuovo davanti al popolo. Quando Pilato disse alla gente che non poteva trovare difetti in Gesù, lo zittirono e continuarono a chiedere a gran voce che Gesù fosse crocifisso. Allora Pilato, volendo compiacere la folla, liberò Barabba e consegnò Gesù perché fosse crocifisso (Giovanni 19:5-7; Luca 23:23-25; Marco 15:15).

Gesù iniziò a portare la propria croce al Calvario, ma presto un cireneo di nome Simone fu costretto a portarla per il resto della strada. Mentre Gesù veniva condotto per le strade al Calvario, con lui furono condotti anche due ladroni. Questi due criminali sarebbero stati crocifissi con Gesù, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra (Luca 23:26, 32-33; Giovanni 19:17; Matteo 27:32).

Quando raggiunsero il luogo della crocifissione, Gesù fu assicurato alla croce da chiodi conficcati nelle sue mani (Giovanni 20:25, 27).

Ho voluto riassumere brevemente le ore che anno preceduto la crocifissione per evidenziare cosa dicevano su Gesù.

Ma, mentre Gesù era sulla croce, anche i passanti lo bestemmiavano con affermazioni come queste:

«Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso; se sei il Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!»” (Matteo 27:40).

Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso” (Matteo 27:42).

Se è il re d’Israele, scenda dalla croce e noi gli crederemo” (Matteo 27:42).

egli si è confidato in Dio; lo liberi ora, se veramente lo gradisce, poiché ha detto: “Io sono il Figlio di Dio”» (Matteo 27:43).

Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano (Matteo 27:44). (Anche se uno in seguito ha avuto un ripensamento).

Verso l’ora nona, Gesù gridò con gran voce dicendo: «Elì, Elì, lammà sabactanì?». Cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47 E alcuni fra i presenti, udito questo, dicevano: «Costui chiama Elia»”. (Matteo 27:46-47).

Più o meno nello stesso periodo anche Gesù gridò dicendo: “Ho sete“. Qualcuno ha messo una spugna all’estremità di uno stelo di issopo e l’ha intinta nel vino acido e poi l’ha portata alle labbra di Gesù. Altri dicevano: “Lascialo stare; vediamo se Elia verrà a salvarlo” (Giovanni 19:28-29; Matteo 27:48-49).

Di nuovo Gesù gridò a gran voce e disse: “«È compiuto». E, chinato il capo, rese lo spirito.” (Giovanni 19:30; Luca 23:46).

Molti potrebbero vedere queste sofferenze come segni di debolezza. Qual è il punto di vista di Dio sulle sofferenze di Gesù? La risposta è data in Filippesi 2:5-11:

Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente [anche] fino alla morte e alla morte di croce. Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre

Nella prossima lezione prossimo articolo  risponderemo alla domanda: Gesù era chi affermava di essere?