Come dovremmo considerare Maria, la Madre di Gesù?

Come evangelici, spesso abbiamo difficoltà a capire come vedere Maria. 

È la più santa dei santi? 

La discepola senza peccato di suo figlio Gesù? 

Il modello perfetto di fede e obbedienza? 

Mentre ci confrontiamo con la nostra visione di Maria, il punto migliore da cui iniziare è il ritratto che ne fa Luca nel racconto della nascita di Gesù. 

Potresti anche provare a rileggere Luca 1:26–38 adesso, come promemoria. 

Diversi elementi di questo racconto ci aiutano a formare una visione biblica di Maria (con applicazione alla nostra vita).  

Maria era una ragazza  insignificante (e lo siamo anche noi).

Il primo punto saliente è in realtà un anti -punto: l’oscurità o la non straordinarietà di Maria. 

In precedenza, Luca, nel suo racconto, aveva sottolineato il carattere santo di Zaccaria ed Elisabetta: «erano tutti e due giusti davanti a Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e le leggi del Signore» (v. 6). 

Una significativa attenzione è riservata anche a Giuseppe, l’uomo promesso sposo di Maria, e alla sua stirpe «della casa di Davide» (v. 27). 

Soprattutto, l’angelo Gabriele profetizza in modo eloquente e approfondito su colui che Maria avrebbe partorito: Gesù sarà grande, il Figlio dell’Altissimo, il possessore del trono davidico, il sovrano del popolo di Dio e il Re di un regno eterno (vv. 32–33). 

Per sorprendente contrasto, Luca offre una descrizione scarna di Maria: una vergine fidanzata che vive a Nazareth (vv. 26–27). Ciò che dovrebbe colpirci è la banalità di Maria: è una ragazzina di tredici o quattordici anni ordinaria e banale che vive nell’oscurità in mezzo al nulla.

Ciò che accade dopo è davvero straordinario, poiché Dio che è straordinario compie un’opera straordinaria in Maria. Ma certamente non è perché lei stessa sia qualcosa di speciale. 

E se Dio può ancora usare persone insignificanti, allora dovremmo trovare incoraggiamento nella figura comune di Maria: anche se siamo cristiani comuni che lottano solo per tirare avanti, possiamo sperare che Dio ci usi per i suoi scopi straordinari.

Maria trovò il favore di Dio (e anche noi).

Il secondo punto saliente (ora attuale) è la potente opera che Dio intende compiere in e attraverso Maria. 

Secondo Gabriele, Maria diventerà la madre del Figlio di Dio incarnato: un evento certamente unico nella storia del mondo! 

La cosa più importante è che l’azione di Dio nei suoi confronti è immeritata. Questa è tutta l’idea della benevolenza di Dio, sottolineata due volte da Gabriele nel suo annuncio: Maria è la “favorita” in quanto ha “trovato grazia presso Dio”, il Signore che è “con lei” (vv. 28-29).

In una parola, questo racconto riguarda la grazia , la benedizione di Dio immeritata. 

Maria non è speciale nell’attirare in qualche modo l’attenzione di Dio su di sé. Non è eccezionale nel spingere in qualche modo il Signore a esserle favorevole. 

Maria non è degna di essere preparata in qualche modo o di prepararsi per essere destinataria della grazia di Dio. 

La grazia è un favore immeritato; Maria non meritava di diventare la madre di Gesù.

Ciò che avviene, quindi, tra Maria e Dio è tutto grazia. 

La risposta di Gabriele alla domanda indagatrice di Maria su come sarebbe avvenuto il suo annuncio è semplice: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (v. 35). 

L’incarnazione non è frutto della virtù di Maria; al contrario, è interamente per grazia di Dio. E se Dio è ancora clemente oggi, allora noi che non possiamo meritare la sua bontà possiamo sperare che Egli ci mostrerà favore nonostante la nostra indegnità.

Maria obbedì fedelmente (e possiamo farlo anche noi)

Il terzo momento saliente è la risposta di Maria alla parola di Dio pronunciata dall’angelo: «Ecco, io sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola» (v. 38). Con tale risposta, Maria viene presentata come modello dell’obbedienza, della fede. 

Una ragazza vergine insignificante che affronta la responsabilità più impegnativa, dare alla luce il Figlio di Dio, si arrende a Dio e alla sua volontà. 

Ancora più importante, il fulcro della storia di Luca è l’oggetto della fede di Maria, non Maria stessa. Maria crede che Dio stesso adempirà la Sua parola promessa. 

Se, in qualche modo, ci preoccupiamo di Maria, della sua fede impeccabile, della sua obbedienza incondizionata, non cogliamo il punto. Potremmo erroneamente considerarla una discepola ultraterrena la cui eccezionale perfezione è ben oltre la portata di noi cristiani comuni. 

Ciò che traspare, quindi, è tutta l’opera benevola di Dio che Maria accoglie e abbraccia con fede. L’affermazione di Gabriele che «nulla è impossibile a Dio» non vale solo per il miracolo concreto a cui fa riferimento: «anche la tua parente Elisabetta, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio, e questo è il sesto mese per colei che era detta sterile” ma vale anche per il miracolo che sta per compiersi in Maria: l’incarnazione del Figlio di Dio. 

Anche questa impossibilità non sarà impossibile davanti a Dio! Impossibile per Maria, anche se esercita l’obbedienza della fede ma non impossibile con Dio. 

E se Dio è ancora il Dio dell’impossibile oggi, allora possiamo sperare che Egli faccia miracoli dentro e attraverso di noi, anche noi che cadiamo nell’infedeltà e cadiamo nella disobbedienza troppo spesso. 

Come dovrebbero vedere Maria gli evangelici?

Come evangelici, come dovremmo considerare Maria? 

Non come una santa perfetta o una discepola senza peccato, ma come una ragazza comune, insignificante, che ha acconsentito per fede alla volontà del Signore che l’ha benevolmente favorita: “Avvenga di me secondo la tua parola!” 

Questa risposta è per noi un esempio da imitare. E su sollecitazione di Maria, la chiamiamo beata, “perché il potente ha fatto grandi cose in me, e santo è il suo nome” ( Luca 1:48–49 ).

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