Schema di Giobbe

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Schema di Giobbe

1. Prologo (Giobbe 1-2)

Il prologo introduce il lettore a Giobbe, racconta di due conversazioni tra Dio e Satana in cielo e racconta le tragedie che arrivano a Giobbe in due fasi. Poi tre amici vengono a portare conforto a Giobbe.

2. Dialoghi (Giobbe 3-31)

Giobbe si lamenta e dialoga con tre amici.

A. Il lamento di Giobbe (Giobbe 3)

Dopo una settimana di silenzio, Giobbe apre la bocca e maledice il giorno della sua nascita. Vorrebbe non essere mai nato, ma poiché è troppo tardi per cambiarlo, vuole che Dio lo lasci morire.

B. Il primo ciclo di discorsi (Giobbe 4-14)

I tre amici di Giobbe, a turno, cercano di interpretargli la sofferenza di Giobbe. Dopo che ognuno ha parlato, Giobbe risponde rifiutando le loro teorie su di lui.

C. Il secondo ciclo di discorsi (Giobbe 15-21)

La tensione tra Giobbe ei suoi tre amici cresce man mano che diventano più condannanti nei confronti di Giobbe e lui diventa più difensivo. La questione se le persone malvagie saranno mai punite entra ora nei loro disaccordi sulla giustizia di Dio.

D. Il terzo ciclo di discorsi (Giobbe 22-27)

C’è molta ripetizione e persino confusione su chi sta parlando mentre i dialoghi si esauriscono. Non c’è nessun discorso del terzo consigliere, Zofar, in questo ciclo.

E.SaggezzaLa saggezza comprende le qualità dell’esperienza, della conoscenza e del buon senso. Il libro dei Proverbi dell’Antico Testamento, che a volte invoca una Donna come personificazione della Sapienza, è una raccolta di aforismi e insegnamenti morali. Insieme ad altri passaggi biblici, insegna: “La paura del…Poesia (Giobbe 28)

Questo capitolo sembra interrompere il flusso del libro. Non è chiaro chi sia l’oratore: Giobbe o uno dei suoi amici o l’editore del libro. Il punto principale (che sarà espresso più pienamente da Dio più avanti nel libro) è che la saggezza umana, sebbene meravigliosa, è limitata e solo Dio può veramente conoscere la saggezza.

F. Monologo finale di Giobbe (Giobbe 29-31)

Giobbe aveva iniziato la conversazione con i suoi amici aprendo con un lamento (capitolo 3). Ora conclude questa sezione del libro con un monologo di chiusura in cui desidera ardentemente i “bei vecchi tempi”, difende la sua innocenza e continua a chiedersi perché gli siano successe tante cose terribili, dal momento che non se le meritava.

3. L’apparizione di un quarto consigliere di nome Elihu (Giobbe 32-37)

I dialoghi sono finiti e ci si aspetterebbe di passare ai discorsi di Dio nei capitoli 38-41. Ma il flusso naturale è interrotto dai discorsi di un nuovo consigliere più giovane di nome Elihu. Elihu parla per sei capitoli senza risposta da parte di Giobbe. Si riferisce ai punti sollevati in precedenza da Giobbe e dagli altri tre amici. C’è qualche discussione tra gli studiosi se Elihu apporti qualcosa di nuovo alla discussione o se rappresenti semplicemente un tentativo successivo di affrontare in modo più utile le questioni della sofferenza.

4. Dio parla (Giobbe 38-41)

Dopo tutti questi capitoli di sforzi umani per dare un senso alla sofferenza di Giobbe, il lettore spera che Dio finalmente chiarirà tutto a Giobbe, ai suoi amici e ai lettori del libro degli ultimi giorni. Giobbe è colpevole o no? Perché le persone innocenti soffrono e i malvagi sfuggono indenni alla calamità? Dio non risponde a queste domande ma piuttosto, in due discorsi, assicura che l’ordine creato è dominio di Dio e che l’uomo non può conoscere e fare ciò che solo Dio può fare; quindi, nel frattempo, la cosa migliore da fare è affidarsi a Dio per gestire l’ignoto.

5. Conclusione ed epilogo (Giobbe 42)

Nei versetti 1-6, Giobbe sembra accettare i suoi limiti e persino dispiacersi di aver esagerato nel suo sforzo di sapere ciò che gli umani non potranno mai sapere. L’esatta interpretazione di questi versi non è del tutto chiara. Il libro si conclude con l’epilogo (vv. 7-17), scritto in uno stile narrativo simile al prologo e solitamente considerato come una continuazione della storia di base che ha impostato la struttura del presente libro di Giobbe. Giobbe riceve da Dio il doppio di ciò che aveva perso; per molti lettori, questa sembra una risposta troppo semplicistica alle difficili domande che sono state sollevate durante tutto il libro.

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