Ecclesiaste 1:12-26 – La disperazione dell’insegnante

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Ecclesiaste 1:12-26 – La disperazione dell’insegnante

TESTO BIBLICO

Ecclesiaste 1:12-26

RIEPILOGO

L’autore parla con la voce del re Salomone, la cui reputazione di ricchezza esaggezzaè raffigurato in 1 Re 3-11 . Come uomo di grandi successi che ha trascorso la sua vita lavorando per acquisire ricchezze e conoscenza, grandezza e felicità, Salomone scopre di affrontare lo stesso destino dei poveri o degli stolti: la morte. Conclude che, data questa realtà, “Non c’è niente di meglio per gli uomini che mangiare e bere e trovare piacere nella loro fatica. Anche questo, ho visto, viene dalla mano di Dio; perché senza di lui, chi può mangiare o chi può avere piacere?” ( Ecclesiaste 2:24-25 )  

ANALISI

L’Ecclesiaste considera Salomone come l’apice dell’impegno umano. Riesce ad acquisire ricchezza, a realizzare grandi progetti edilizi e a realizzare tutto ciò che il suo cuore desiderava (2:10). Tuttavia, quando ebbe tutto, Salomone scoprì che quelle cose in realtà non lo portavano a compimento. Trascorse la sua vita a faticare per cose di cui non avrebbe potuto godere dopo la sua morte. Nonostante il contesto antico, il libro dell’Ecclesiaste suona straordinariamente rilevante in un mondo moderno pieno di sforzi, dove il lavoro, persino il lavoro che rende infelici, è spesso visto come prezioso in sé. L’Ecclesiaste invita i lettori a rivolgere uno sguardo critico alle proprie relazioni con il lavoro, il successo e l’acquisizione.  

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