Colossesi 1:24 – 2:5 – Gioire nelle sofferenze per amore del Vangelo

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Colossesi 1:24 – 2:5 – Gioire nelle sofferenze per amore del Vangelo

TESTO BIBLICO

Colossesi 1:24 – 2:5

RIEPILOGO

Paolo gioisce della sua chiamata a lavorare e soffrire per il Vangelo affinché i credenti possano crescere verso la maturità in Cristo. 

ANALISI

Il tema della “gioia” (1,24; 2,5) costituisce uninclusioneattorno a questa sezione della lettera. Paolo (o l’autore che scrive a suo nome) inizia dicendo che si rallegra delle sue sofferenze per amore dei Colossesi e che sta “completando ciò che manca alle afflizioni di Cristo, a favore del suo corpo, cioè la chiesa”. L’ultima parte di questo versetto solleva importanti domande: in che senso le afflizioni di Cristo possono essere considerate “mancanti” e in che modo Paolo sta completando ciò che manca? L’autore non può intendere che la sofferenza e la morte di Gesù fossero in qualche modo insufficienti persalvezza, come ha già affermato la riconciliazione di tutte le cose sulla terra e in cielo attraverso la croce di Cristo (1:20). La formulazione è goffa, ma molto probabilmente ciò che si intende con “ciò che manca alle afflizioni di Cristo” sono semplicemente le afflizioni che continuano nel corpo di Cristo, la chiesa. Paolo non è certamente l’unico membro del corpo di Cristo a soffrire per il Vangelo, ma crede che le sue sofferenze siano una parte inestricabile della sua chiamata a proclamare il Vangelo. Non è che le sue sofferenze siano redentrici, ma aiutano a edificare e incoraggiare la chiesa in quanto attestano l’integrità del messaggio che proclama (cfr. Fil 1:12-14 ).

Nei versetti 25-29, Paolo afferma la sua chiamata come servitore ( diakonos ) della chiesa incaricato da Dio di far conoscere pienamente la parola di Dio. Diverse parole appaiono frequentemente in questi versetti:mistero, nascondimento, rendere noto o rivelare. Al centro di tutte queste parole c’è Cristo. Il mistero che era stato nascosto e ora è reso noto è Cristo, più specificamente, “Cristo in voi, la speranza della gloria” (1:27). La proclamazione di Cristo si realizza quando mette radici nei credenti. Paolo si affatica con tutta l’energia che Dio gli ha dato affinché i credenti crescano fino alla maturità in Cristo.

In 2:1-5, Paolo continua a parlare delle sue fatiche, anche per coloro che non ha mai visto faccia a faccia, come i Colossesi e quelli di Laodicea. Il suo obiettivo è che siano “incoraggiati e uniti nell’amore”, e ancora, che abbiano conoscenza del “mistero di Dio, che è Cristo stesso, nel quale sono nascosti tutti i tesori dellasaggezzae conoscenza”. Paolo considera sua vocazione edificare la chiesa, anche quelle comunità che non sono state evangelizzate da lui ma da un collega (cfr. 1:7-8). Nel versetto 4, introduce un tema su cui tornerà: i pericoli dei falsi insegnamenti. Affermando che, sebbene assente nel corpo, è con i Colossesi nello spirito, gioisce nella fermezza della loro fede in Cristo (v. 5).

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