LA MARIA EVANGELICA

In questo periodo dell’anno, siamo spesso affascinati da Maria, dal ruolo che Dio ha avuto per lei nel portare a noi il Dio-uomo, Gesù Cristo, e dall’umiltà con cui ha intrapreso questo compito.

Spesso gli evangelici hanno evitato di riconoscere le grazie evidenti nella sua vita per la preoccupazione che suonasse troppo simile al cattolicesimo romano, o almeno danno un cenno alla posizione cattolica romana di Maria. 

Questa si chiama mariologia, cioè dogma mariano e devozione mariana o, come la chiamerebbero gli evangelici, mariolatria.

Ci sono molte cose importanti da imparare da Maria. 

Ecco due affermazioni importanti nella storia della chiesa, una positiva, l’altra negativa.

Il positivo: theotokos (da theos, Dio , e tikto, portare o portare alla luce), non christotokos ( da christos, Cristo, e tikto, portare alla luce). 

Theotokos, il termine e la verità sostenuti da Cirillo d’Alessandria, affermava la piena divinità del Figlio di Dio incarnato fin dal suo concepimento nel grembo di Maria. 

Il suo uso divenne controverso quando Nestorio lo rifiutò in favore di christotokos, poiché credeva che il termine annullasse o sminuisse la piena umanità di Cristo, quindi, il suo tentativo fu di dare di più attenzione all’umanità di Cristo. 

La verità che Maria è la madre di Dio, theotokos, fu affermata sia dal Concilio di Efeso (431) che dal Concilio di Calcedonia (451).

Il promemoria: spesso l’eresia nasce dalla percezione che una verità importante venga sovrastimata al punto che un altro aspetto di quella verità venga dimenticato, sottovalutato o negato. 

In questo caso, Nestorio era preoccupato che si stesse affermando la piena divinità di Cristo (theotokos) a scapito della Sua piena umanità, christotokos. 

Ma, spesso, come in questo caso, il termine è stato enfatizzato in modo così significativo da minare o negare l’altro aspetto della verità della piena divinità di Gesù. 

Il negativo: immacolata concezione, non concezione miracolosa. 

Questo è il punto di vista della Chiesa Cattolica Romana che afferma che “dal momento del suo concepimento la Beata Vergine Maria è stata, per la grazia e il privilegio di Dio, mantenuta libera da ogni macchia di peccato originale” (Bolla “Ineffabilis Deus” di Pio IX 8 dicembre 1854).

Allora come dobbiamo comprendere Maria? 

Cosa possiamo imparare, noi come evangelici, da lei e su di lei nelle Scritture?

Maria ha un posto centrale e irriducibile nella Bibbia, e gli evangelici devono rivendicare questo aspetto dell’insegnamento biblico se vogliono essere fedeli all’intero consiglio di Dio. 

Quando si tratta del Vangelo, Maria non può essere messa da parte o relegata nell’annuale tradizione natalizia. 

Nel Nuovo Testamento, Ella non è solo la madre del Redentore, ma anche la prima a cui è stato annunciato il Vangelo e, a sua volta, la prima ad annunciarlo agli altri. 

Maria è chiamata “araldo” della buona notizia di Dio. Non possiamo ignorare il messaggero, perché il messaggio che racconta riguarda la salvezza del mondo.

Certamente dovremmo chiederci cosa possono imparare gli evangelici, senza smettere di essere evangelici, dai cattolici riguardo a Maria e anch Forse dovremmo chiederci, anche, cosa possono imparare i cattolici, senza smettere di essere cattolici, dagli evangelici riguardo a Maria. 

Se i cattolici hanno bisogno di essere distolti dagli eccessi della devozione mariana per una più stretta fedeltà alla testimonianza biblica, gli evangelici dovrebbero riesaminare i loro atteggiamenti negativi nei confronti di Maria, molti dei quali derivano da pregiudizi anticattolici piuttosto che da una sana teologia biblica. 

Devono chiedersi se i loro silenzi troppo frequenti su Maria non pregiudichino il loro rapporto con Gesù Cristo.

Può esserci un posto adeguato per Maria nella preghiera e nella vita devozionale degli evangelici? 

Così la pensavano i primi riformatori protestanti del XVI secolo. Gli evangelici non pregano Maria, ma possiamo imparare a pregare come Maria e con Maria. 

Gli evangelici possono unirsi a tutti i cristiani in una preghiera come questa: “E ora ti rendiamo grazie, Padre celeste, perché scegliendo Maria come madre del tuo Figlio, hai esaltato i piccoli e gli umili. Il tuo angelo l’ha salutata come altamente favorita; e con tutte le generazioni la chiamiamo beata e con lei ci rallegriamo e magnifichiamo il tuo santo nome.

E’ tempo che gli evangelici recuperino un apprezzamento pienamente biblico di Maria e del suo ruolo nella storia della redenzione”. È ora di “riportare Maria fuori dal semi-isolamento, dall’anonimato, dall’oscurità”. 

Non possiamo comprendere Maria senza il lungo prologo profetico dell’Antico Testamento, che sfocia nel suo stare nel tempio con Anna e Simeone e con tutti coloro che “cercavano la consolazione di Israele”

Il concepimento verginale di Gesù previsto dal profeta Isaia (7:14) fa parte di questa immagine, così come l’identificazione di Maria come Theotokos “colei che diede alla luce colui che era Dio“.

Maria era tutto questo, ma era anche di più. 

È stata Lei ad ascoltare la Parola di Dio e ad essa a rispondere con fede. Ella fu, quindi, modello della fede che viene dall’ascolto, cioè della promessa e dell’annuncio di Cristo (Romani 10 :17). 

Maria fu discepola prima di essere madre, perché se non avesse creduto non avrebbe concepito.

Ma non c’era passività nella fede di Maria. La Parola che ha ascoltato, creduto e a sua volta dichiarato agli altri era piena di unzione profetica. Lo vediamo in modo più evidente in Luca 1:46-55 che potrebbe essere chiamato l’inno di battaglia del Regno di Dio. Questo grande inno fa ancora vacillare troni, signorie, principati e potestà.

Invece di chiederci come fosse la vera Maria, tendiamo a discutere su cosa non fosse: se lei e Giuseppe si astenessero dai rapporti sessuali e se avesse una natura peccaminosa, se ha avuto altri figli oltre Gesù, ecc.  

Poiché i protestanti hanno passato il loro tempo a discutere su Maria, raramente hanno tentato di rivendicarla come propria. Di conseguenza, è diventata poco più che un personaggio delicato che tiriamo fuori senza commenti a Natale, una breve apparizione alla croce, per poi metterla da parte fino al prossimo Avvento.

Maria è stata un’araldo dell’evangelo, in primo luogo perché conosceva l’identità di suo figlio e, in secondo luogo, perché cominciò a raccontare la sua storia. 

Ricordate, Gabriele disse a Maria che suo figlio sarebbe stato “Gesù“; (Salvatore) e “Figlio del Dio Altissimo” e che si sarebbe seduto come un re davidico sul trono eterno. 

Alla base di tutta la storia della cristologia c’è la rivelazione della vera identità di Gesù. Impariamo, innanzitutto, a vedere chi era ed è Gesù attraverso la sua testimonianza. Maria era l’unica persona al mondo che avrebbe potuto raccontare le storie che ora compaiono nei nostri Vangeli. Lei sola udì le potenti parole di Gabriele; lei sola era con Elisabetta; forse è stata lei che ha raccontato a Luca il canto di Zaccaria; solo lei e Giuseppe sapevano dei pastori e dei magi.

I Vangeli provengono da molte voci e una di queste era quella di Maria. La sua voce ci dice cosa Dio avrebbe fatto attraverso suo figlio per sovvertire le ingiustizie di Erode e la pretenziosità di Augusto. La sua voce ci dice che in qualche modo, un giorno, Dio stabilirà un regno di pace per il mondo intero. La vera Maria, nella storia raramente raccontata, cambiò il mondo arrendendosi all’angelo Gabriele con tre parole: “Sia così“. E Dio la usò per liberare la potenza di Dio, il vangelo del regno. Questa è la vera Maria e dobbiamo rivendicare la sua voce come la nostra.